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Abitanti del lago e sistemi di cattura02.
Anguilla 03.
Pesce
Persico 04.
Carpa 05.
Lucio Perca 06.
Luccio 07.
Persico Sole 08.
Persico
Trota 09.
Tinca 010.
Siluro 011.
Scardola 012.
Pesce Gatto 013.
Periodi e Misure
Il gambero d'acqua dolce (Austropotamobius pallipes italicus) è un piccolo crostaceo, appartenente alla famiglia degli Astacidi. Sottospecie italiana della specie Austropotamobius pallipes, distribuita nell'Europa occidentale, dal Portogallo alla Svizzera e alla Dalmazia e dall'Inghilterra alla Francia fino alla Liguria, A. pallipes italicus colonizza, o meglio "colonizzava", tutte le regioni continentali e peninsulari d'Italia, dalla Calabria al Piemonte e alla Venezia Giulia. Nella seconda metà del XX° secolo, infatti, le popolazioni di questo gambero in molti bacini si sono ridotte e altre sono addirittura scomparse per cause innumerevoli che vanno dalla diffusione della "peste del gambero" alla distruzione e modificazione dell'habitat naturale della specie. Morfologia
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NOME LATINO: Anguilla anguilla (Linnaeus 1758) Ha l'aspetto di una biscia. Il suo corpo è allungato e cilindrico con la parte caudale che, a partire dall'apertura anale, è compressa lateralmente. Caratteristiche:
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IL MISTERO DELLA SUA
RIPRODUZIONE: Da sempre la riproduzione dell'anguilla è stata
oggetto di studi, mai giunti ad una conclusione definitiva. Da
Aristotile e fino agli studiosi dei giorni nostri le certezze
acquisite in questo settore non sono molte. Sembra che l'anguilla
si riproduca una sola volta nella vita. Quando l'orologio
biologico del pesce scandisce i rintocchi della procreazione, le
anguille abbandonano le acque dolci, la loro livrea assume colore
argento e ciò significa come vedremo che diventano
"argentine" o "capitoni" e sono pronte ad
intrapprendere il lungo viaggio verso il Mar dei Sargassi che
durerà da tre a cinque mesi. Qui ad una profondità di 200 - 300
metri, depongono circa 5 ,ilioni di uova dalle quali nascono
larve simili a foglie di salice trasparenti e lunghe fino a 5 mm.
Fino a qualche decennio fa si pensava che queste larve, chiamate
"leptocefali" costituissero una specie ittica a se
stante. Fu dimostrato solo nel secolo scorso che si trattava
invece delle larve di anguilla; questi nutrendosi di plancton si
mettono in viaggio verso l'Europa e gli altri continenti. Durante
questa traversata avvengono diverse mutazioni, i leptocefali si
tramutano nelle cosiddette "ceche" piccole anguille
lunghe circa 10 cm. che, nonostante il nome sono dotate di occhi.
Al momento di raggiungere le acque dolci europee e non, le ceche
sopravvissute (molte finiscono preda di pesci più grandi),
assumono corpo cilindrico, muso ottuso, |
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E S C H E
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NOME
LATINO: Perca fluviatilis (Linnaeus 1758) Il persico ha corpo ovale, piuttosto compresso ai lati, ma caratterizzato da una gibbosità dietro la testa, che si accentua negli individui più vecchi. Caratteristica è la bocca molto larga, con labbra membranose, che continuano sui lati della testa; le labbra sono fragilissime: se vengono lacerate da un amo molto sottile, permettono al persico allamato di riguadagnare la libertà. I denti sono piccoli e non dannosi per la lenza. La Taglia media del persico si aggira intorno ai 20-30 cm con un peso di 200-250 g. Gli esemplari maggiori possono arrivare a 50 cm e sfiorare i 2 kg. di peso. I suo corpo è rivestito di squame rugose e dentellate così radicate nella pelle che già alcune ore dopo la cattura è difficile eliminarle. Il dorso è bruno verdastro o bruno grigiastro, i fianchi sfumano nel giallo tendente al grigio e il ventre è biancastro. Caratteristiche principali sono le strisce o bande verticali nerastre dispose verticalmente sui fianchi in numero da 5 a 9. ATTENZIONE:
Sul dorso il persico porta due pinne, la prima delle quali è
sorretta da raggi spinosi, altri due si trovano all'inizio delle
seconda pinna verso la coda, altri punti spinosi si trovano sotto
gli opercoli branchiali. fare molta attenzione a questi punti
spinosi perchè sono un'arma di difesa del persico e provocano
dolorose ferite nelle mani dei pescatori incauti. É
un pesce molto curioso tutti i pesci lo sono, ma lui li supera
tutti, si lascia attrarre da tutto ciò che luccica o biancheggia in
acqua, specialmente se è in movimento; un frammento di specchio o
un pezzetto di stagnola sono per lui irresistibili.
le uova hanno un diametro di 2-2,5 mm e sono protette all'interno di lunghi nastri di muco che le femmine distendono tra i rami delle piante acquatiche; la schiusa si ha dopo 2-3 settimane; le larve misurano 5 mm e, riassorbito il sacco vitellino si riuniscono in grandi banchi nelle acque superficiali lungo le rive. DOVE VIVE: Il persico predilige le acque profonde ma vicine alla prima corona della riva, quindi al di la di buche o in presenza di vecchie barche affondate, legnaie più o meno artificiali, piante sommerse morte, ruderi di ponti o macerie di vecchia data. Lo troviamo anche sotto natanti alla fonda, chiatte, barche ancorate da lungo tempo, imbarcaderi, passerelle, sotto isolotti ampi e galleggianti volgarmente chiamate "tremirole". Potremmo trovare il persico anche in presenza di opere murarie sul fondo di dighe vicino alla loro base, in presenza di porte di chiuse oppure in presenza di aree sorgive profonde dove giocare tra gli sbuffi della sabbietta mossa dalla fuoruscita dell'acqua dal sottosuolo. Da giovane lo troviamo in branchi e mano a mano che cresce tende ad isolarsi fino a cacciare da solo in età matura.
TECNICHE DI PESCA: Alla traina o tirlindana procedendo in barca a remi con una lunga lenza armata di esca artificiale riflettente o a forma di avanotto. Si opera a mano svolgendo la lenza dall'aspo mentre la barca procede lentamente ed imprimendo all'esca strappetti irregolari.
Si fa uso anche di lenze con galleggiante, oppure a fondo o meglio a striscio.
COME ABBOCCA: La presa del persico è veloce abbocca, solitamente trscina inizialmente verso il fondo in verticale per poi continuare la discesa angolarmente. VAL. ECONOMICO: notevole. |
E S C H E
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NOME
LATINO: Cyprinus carpio (Linnaeus 1758) Il corpo della
carpa è robusto, massiccio, muscoloso e un po' compresso ai lati,
è molto alto dorsalmente, quasi a formare una gibbosità
tondeggiante. Anche il capo, di forma conica con muso corto, è
assai robusto; gli occhi sono piuttosto grandi. La bocca è
protrattile, piuttosto stretta e orlata di spesse labbra, da cui
angoli superiori pendono quattro barbigli tattili, due per parte,
uno lungo e l'altro breve. Mancano i denti, sostituiti da placche
faringee ossee che servono per triturare il cibo. La pinna
dorsale, che sorge a metà circa della schiena, è sorretta da
circa 20 raggi molli, mentre il primo è duo e dentellato. Questa
pinna è lunga fino al massiccio peduncolo caudale che regge una
coda ampia, forte, dai margini moderatamente incisi. La pinna
anale, di dimensioni modeste, ha anch'essa il primo raggio duro e
seghettato. Di media grandezza le altre pinne. Il corpo della
carpa di grosse squame cicloidi. Solo il capo non ne è provvisto.
La colorazione varia a seconda dell'ambiente in cui la carpa vive.
Generalmente è bruno olivastra o grigio verdastra sul dorso.
Queste tinte sfumano nel giallo bronzo con riflessi dorati sui
fianchi e nel biancastro del ventre. La pinna anale e quelle
ventrali sono spesso rossicce, tutte le altre sono olivastre. |
E S C H E

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NOME LATINO: Stizostedion
lucioperca (Linnaeus 1758)
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E S C H E
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La sagoma del luccio è inconfondibile. Questo
pesce ha corpo allungato e compresso lateralmente. Caratteristici
sono la testa depressa col muso slanciato e piatto, a becco
d'anatra, e un'ampia apertura boccale che ricorda quella di un
alligatore, anche per la formidabile dentatura; circa 700 denti
robusti di varia dimensione, impiantati ovunque, sul palato, sulla
lingua, sugli archi labiali (dove sono a seghetto), sulla mascella
superiore(dove sono più numerosi), sulla mascella inferiore e
prominente. Forte, larga e concava è la gola; gli occhi, non
grandi sono collocati un po' più in alto, in una posizione che
consente al luccio di vedere in ogni direzione. Possiede una sola
pinna dorsale, alta e corta, situata presso la coda e contrapposta
all'anale di conformazione quasi simile. Sviluppata e possente è
la pinna caudale, poco incisa; medie le ventrali e le pettorali,
quest'ultime poste sotto le aperture branchiali che sono molto
grandi. Tutto rivestito di piccole squame, il corpo del luccio ha
una livrea predisposta al mimetismo; varia secondo l'ambiente. Di
solito è verde brunastra o verde bottiglia, di tonalità più o
meno scura sulle parti superiori, con i fianchi striati o
marmoreggiati da macchie grandi ora chiare, ora brunastre o giallo
olivastre, a disegno trasversale od obliquo. Sul capo vi sono
fasce scure longitudinali; sulle pinne rossastre spiccano macchie
irregolari; il ventre è biancastro. Da giovane ha colori più
marcati, mentre nel periodo della riproduzione presenta riflessi
bronzo rame
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(nome
latino) E S C H E
Ordine PerciformiFamiglia Centrarchidi Lunghezza massima 20 cm Ambiente acque ferme o a corso lento Tecniche di pesca canna fissa Specie ittica di origine americana, introdotta in Italia agli inizi del '900, il persico sole è un pesce molto appariscente che presenta corpo notevolmente compresso lateralmente, dorso convesso con peduncolo caudale molto ristretto. La bocca, piccola e leggermente obliqua verso l'alto, è fornita di labbra dure e di minutissimi denti sulle arcate mascellari e sul palato. La pinna dorsale è allungata con raggi spiniformi nella parte anteriore, mentre quella posteriore è più alta e sostenuta da raggi molli. Le pinne pettorali e ventrali sono quasi alla stessa altezza e la pinna anale, di forma arrotondata, presenta i primi raggi spiniformi. La livrea del persico sole è molto bella, con corpo color bruno-olivastro disegnato da striature scure con riflessi aranciati e violacei e macchie azzurrine ai lati del capo. Una macchia nera, bordata di rosso, presso l'opercolo branchiale, arricchisce le caratteristiche policrome di questo centrarchide. Riproduzione e dimensioni II persico sole si riproduce generalmente fra aprile e giugno in acque a temperatura ottimale di circa 20 °C. Il maschio, scavando con la coda nella sabbia, predispone la costruzione di un nido dove la femmina depone da 500 a 5000 uova a seconda della taglia. Il maschio, in questo periodo, diventa molto aggressivo e sorveglia il nido fino al momento in cui i piccoli nati si allontanano. Nelle nostre acque il persico sole raggiunge raramente i 20 centimetri di lunghezza e i 200 grammi di peso. Habitat e alimentazione Vive in acque sia ferme sia moderatamente correnti, dove non effettua lunghi spostamenti, limitandosi a stazionare cambiando continuamente le postazioni di caccia, ora adagiato sul fondale ora a mezz'acqua, spesso in vicinanza della vegetazione riparia. È specie gregaria che si dimostra voracissima nutrendosi di piccoli animali acquatici, insetti, crostacei, minuscoli pesci e uova di diverse specie ittiche. |
E S C H E
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NOME
LATINO: Micropterus salmoides (Lacepède 1802) Come tutti i
Perciformi, il persico trota ha caratteristiche morfologiche che,
tra l'altro, lo avvicinano al suo stretto parente, il persico
sole. Il suo corpo ha una linea ovale molto alta e piuttosto tozza
e massiccia, dalla forma un po' allungata e compressa
lateralmente, che ne denota la considerevole robustezza. Anche la
testa è grande ed è lunga circa un terzo del corpo, con una
bocca ampia e dal taglio obliquo verso l'alto, orlata di spesse
labbra e armata di denti fitti disposti sul mascellare, sul vomere
e sul palato. Gli occhi grandi e vivaci ricordano quelli del
persico sole. Le squame piccole e lisce ricoprono il corpo del
persico trota, la cui tinta predominante è il verde, più chiaro
sui fianchi e con riflessi argentei sul ventre. Macchie nerastre
appaiono sopra gli opercoli e lateralmente lungo il corpo. Una
banda longitudinale costituita da macchie scure ravvicinate
contrassegna i fianchi dei più giovani e gradatamente tende a
scomparire con l'età, mentre due brevi strisce scure segnano le
guance. La pinna dorsale è divisa in due parti contigue: la prima
è bassa e breve, sorretta da 9 o 10 raggi spinosi; la seconda,
posteriore, è ampia, arrotondata e sorretta da raggi cornei
molli. Quella caudale è ampia, robusta, appena incisa con i
margini arrotondati. La pinna anale è contrapposta alla seconda
dorsale, ma è più piccola e ha i primi tre raggi spinosi.
Pettorali e ventrali hanno sviluppo normale. |
E S C H E

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La
tinca ha corpo ovale allungato, alquanto gibboso e massiccio, ma
nel complesso caratterizzato da linee arrotondate, anche nelle
pinne, che gli conferiscono una certa eleganza. Piuttosto grossa e
robusta, la testa ha gli occhi con iride rossa, non molti grandi,
ma mobili. La bocca è piccola, orlata di grosse labbra con ai
lati di ognuna un breve barbiglio. La pinna dorsale breve ma alta
coi bordi arrotondati, si trova arretrata dopo il culmine della
modesta gobba. La coda e possente e abbastanza ampia, anch'essa
con profili arrotondati e poco incisi. Sviluppata anche l'anale,
in posizione ancora più arretrata rispetto alla dorsale. Di media
dimensione sono tutte le altre pinne. Negli esemplari maschi le
pinne ventrali sono più lunghe e hanno il primo raggio
dentellato. La pelle della tinca è spessa e ricca di ghiandole
mucose che la rendono viscida, rivestita di piccolissime squame
profondamente infisse. La livrea ha generalmente colorazione verde
scuro sul dorso, sfumata in toni più chiari e giallastri sui
fianchi e bianco giallastra sul ventre. Questi sono i colori
tipici delle tinche che vivono in acque limpide e profonde come
quelle lacustri. La livrea può essere altrimenti bruno verdastra
o verde oliva pallido, a seconda del tipo di acque, di fondale e
di profondità in cui la tinca vive.
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E S C H E
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NOME LATINO: Silurus glanis
(Linnaeus 1758)
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E S C H E
NOME COMUNE: Pesce Gatto
NOME SCIENTIFICO: Ictalurus melas
FAMIGLIA: Ictaluridi
ORDINE: Siluriformi
CLASSE: Osteitti
Il corpo del pesce gatto ha forma poco slanciata, La testa è tozza molto robusta e di forma cilindrica con un'ampia bocca disposta trasversalmente e munita di denti di piccole dimensioni conici e disposti sulle mascelle. Gli occhi sono minuti e disposti lateralmente. Dopo la testa il cospo del pesce divente subito più alto per poi ritornare affusolato fino a raggiungere la coda. Le sue dimensioni medie sono di 25 cm. raramente raggiunge i 50 cm.
Il pesce gatto vive in acque torbide e ha abitudini prevalentemente notturne. Ha quindi sviluppato altri organi che suppliscono alla limitatezza della sua visuale. La sua sensibilità alle vibrazioni indotte dai rumori (e dalle voci) nell'acqua è acutissima. In suo ausilio giungono poi anche i caratteristici otto barbigli disposti due sulla parte superiore del muso (che sono i più lunghi), due lateralmente e quattro inferiormente.
Le sue pinne sono pericolose, si trovano sul dorso e lateralmente nel pesce. La prima non è molto alta e si trova appena dopo il capo, la seconda è più distanziata poco prima del peduncolo caudale ed è adiposa come nei salmonidi. Quando si maneggia il P. Gatto si deve prestare particolarmente attenzione alla prima pinna dorsale sorretta da raggi duri il primo dei quali è spinoso, ma anche le due pettorali sono dotate ognuna di una spina resistente; questi tre aculei sono un'arma che il pesce erige per difendersi e sono in comunicazione con le ghiandole tossiche, la loro puntura è quindi molto dolorosa poichè l'azione di questi aculei continua anche quando il pesce è morto. Ricordiamoci di recidere immediatamente dopo la cattura di questi aculei.
Il P. Gatto preferisce le acque ferme o molto lente come le lanche e le morte gli stagni e le paludi. Nei fiumi lo si trova nelle anse poco profonde dove la corrente è ridotta al massimo e più fitta è la vegetazione. Staziona nelle buche profonde, preferisce i fondali melmosi ricchi di alghe e comunque dove la luce solare non arriva.
La Pesca: La pesca di questo pesce non richiede particolari attenzioni e attrezzature, si pratica prevalentemente a fondo e forse può essere considerata da taluni scarsamente sportiva, ma come tutte le attività alieutiche può offrire i suoi momenti di emozione.