200 mila lucci per disinnescare il siluro

Troppi siluri nelle acque del Varesotto: esperti e pescatori calano l’asso nella manica per sconfiggere il predatore: immettere pesci antagonisti che riequilibrino l’ecosistema. La loro arma? 800 denti uncinati
 
 

lago di vareseMigliaia di occhiali da sole tutti i weekend sono rivolti verso il Lago di Varese, ma nessuno di essi è in grado di svelare la guerra in corso da alcuni anni sotto la sua superficie. 
Una battaglia combattuta spesso all’ultimo sangue e a colpi di pinne e potenti code; bocche in grado di inghiottire una gallinella d’acqua contro baratri fitti di denti aguzzi: siluri contro lucci. 
Il tutto per via dell’intramontabile vizio dell’uomo di voler dominare, cambiare la natura; e l’uomo, ancora una volta, sta cercando di mettere una pezza a quanto combinato negli anni passati, e lo fa sfruttando l’antagonismo tra specie, per bilanciare lo strapotere del siluro. 
Gli alleati sono centinaia di migliaia di pesci di forma allungata e colore verde (ma anche argentati, secondo De Andrè) con la bocca così ben fornita da dover spesso venir pescati con l’ultimo tratto di lenza fatta col filo d’acciaio: i denti del luccio (circa 800 e uncinati), predatore incontrastato fino alla seconda metà del secolo scorso, possono ferire.luccio foto
C’è tutto questo in un progetto partito tre anni fa con l’obiettivo di limitare la presenza di questi bestioni coi baffi che si mangiano specie ittiche autoctone, nutrendosi delle uova ma anche dei pesci interi, spesso esemplari anche pregiati e di grossa taglia. 
I risultati sono stati presentati due settimane fa e dimostrano - per il lago di Varese - una situazione ittica già deteriorata da inquinamento e mancanza d’ossigeno, a cui si sono sommate forti presenze di specie invasive. 
Il siluro, come il pesce gatto e altre “specie esotiche” (vedi gardon, carassio, abramide e rodeo amaro) ha incominciato a preoccupare i pescatori professionisti, oltre ai dilettanti e alle istituzioni che studiano e analizzano lo stato delle acque, vedi Provincia. E proprio da Villa Recalcati, e con l’aiuto di Fondazione Cariplo, è stato realizzato un “network di gestione e controllo della specie esotica silurus glanis”. 
Il bilancio del progetto è stato raccolto in un opuscolo distribuito proprio in questi giorni: figurano i dati sulle quantità totali di pesce pescato con reti ed “elettrostorditori” (quasi una tonnellata di siluri e pesci gatto in tre anni, addirittura tre di carassi e 5 quintali di gardon, solo per citare i risultati di questa attività nel lago di Varese), oltre ai risultati sul lago di Comabbio (che è infestato: oltre 4 tonnellate di siluri pescati in tre anni) e lungo il Ticino. 
Numeri e cifre interessanti, come l’attitudine ad alcuni siluri, quelli più grandi, a nutrirsi di uccelli, “avifauna” per dirla con la terminologia degli addetti ai lavori: nella pancia di un esemplare di un metro e mezzo pescato nel Lago di Comabbio è stato trovato uno svasso maggiore intero.
siluro foto«Grazie agli sforzi di tutti i soggetti che hanno partecipato a questo progetto - spiega l’ittiologo Cesare Puzzi, di Graia Srl, partner del progetto - è stato individuato un protocollo per intervenire nei modi e nei tempi opportuni sul siluro: in questo modo massimizziamo gli sforzi e i risultati soprattutto per la posa delle reti nei periodi giusti, dove si riescono a catturare il maggior numero di esemplari»
Ma se la pesca attiva di questo gigante dei laghi, originario dell’Europa orientale(immissari del Mar Nero e lago d’Aral) ha dato i suoi frutti, la sorpresa potrebbe arrivare da un alleato prezioso, una vecchia presenza del lago: il luccio, anch’esso messo a dura prova dalla presenza del siluro ma che con l’aiuto della “semina” di avannotti potrà mettere a freno le specie infestanti. Anche il luccio è un predatore; anzi, assieme al pesce persico e alle trote era il “predatore terminale” fino gli anni 50’. Anche il luccio mangia gli altri pesci, siluri compresi. 
Per questo ne sono stati immessi oltre 200 mila esemplari in questi anni partendo dal lavoro dell’APT Tinella, che da anni gestisce gli incubatoi per l’immissione di trote, lucci e altre specie pregiate proprio in riva al lago. Un procedimento naturale: le uova sono provenienti da esemplari catturati in natura che vengono “spremuti” (femmine, e ovviamente maschi, per la fecondazione) e quindi rilasciati. Il progetto nel complesso è costato 370 mila euro e si struttura in otto azioni (vedi dettaglio sotto).siluro opuscolo
E i pescatori? Sono contenti. Gianfranco Zanetti, uno degli ultimi pescatori professionisti sul lago di Varese ha notato con piacere l’aumento della presenza del luccio. 
«I pescatori sportivi si divertono, quando è il momento, a pescare i lucci, che sono degli ottimi combattenti - spiega il pescatore - .Molti rimangono attaccati agli artificiali, e ai cucchiani delle tirlindane». 
Per ora la battaglia è in corso; ma forse solo la natura, con qualche aiutino, potrà rimettere le cose in pari in questa lotta invisibile sotto il pelo dell’acqua.